La Pieve di Santa
Lucia inglobata nella struttura del Castello, al centro dell’attuale “Caciaia”
Ben poco
rimane del Castello dell’Antignano
Dal castello
all’albergo di lusso ed all’elegante condominio
Il Castello di Antignano (detto
anche Forte di Antignano) è la rocca ubicata, lato monte, all’estremità sud
dell’omonimo viale, proprio di fronte al tratto di mare che gli antignanesi
sono soliti chiamare “la pompa”, spesso frequentato da amanti di surf e body-surf
per le generose dimensioni delle onde che si creano a seguito delle frequenti
mareggiate di libeccio: a scaduta, come si dice. La cinta del castello si
estende verso l’interno e racchiude un ampio cortile, Piazza del Castello, nota
come la “Caciaia”, al centro del quale si trova la Pieve di Santa Lucia, la
parrocchia di Antignano prima che fosse trasferita nella chiesa di Banditella,
tanto sontuosa quanto poco rappresentativa dell’umiltà predicata dal Cristo.
Attualmente il corpo principale
del vecchio castello, fronte mare, è un elegante condominio, laddove le ali
nord e sud e gli scorci del lato ovest sono adibiti a dimore più modeste.
Precedentemente al suo attuale aspetto ed utilizzo, la famiglia Cremoni,
proprietaria dell’immobile, aveva a suo tempo trasformato detto corpo
principale in albergo di lusso frequentato da villeggianti di un certo rango
fin dal 1878, allorché L’Antignano godeva di una discreta fama di località di
villeggiatura; il rivellino triangolare fu invece adattato a grande terrazza da
cui godere i panorami mozzafiato che il sole al tramonto genera sul nostro
amato Tirreno.
Ma facciamo un passo indietro. Pur
non esistendo testimonianze o documentazioni certe, il castello, di cui
rimangono ben pochi resti, potrebbe essere il terzo fortilizio costruito ad
Antignano nel corso dei secoli. Un primo edificio fortificato, utilizzato altresì
per il ricovero delle truppe dislocate in loco, risalirebbe all’epoca dei
romani, impegnati nella tutela delle coste dell’alto Tirreno contro le numerosi
scorrerie piratesche. Andato distrutto per incuria, per le numerose incursioni
barbariche o semplicemente per l’inevitabile incedere del tempo, un altro forte
potrebbe essere stato costruito intorno all’XI o XII secolo a protezione del
villaggio e della chiesa, già esistente fin dall’anno 1000 o giù di lì. A
testimonianza indiretta della sua esistenza, durante un attacco del 1484, le
navi genovesi in guerra contro i fiorentini avrebbero fatto sosta sotto
Montenero, nei pressi dell’Antignano, prima di attaccare la torre del Marzocco:
evidentemente l’attacco alla torre sarebbe avvenuto a seguito della distruzione
del forte in questione.
Nella seconda metà del 1500, il
Granduca di Toscana Cosimo I de’ Medici, dopo aver riassestato le campagne
promuovendo la coltivazione di vigne, uliveti ed agrumeti, avvertì la necessità
di costruire una fortezza sul litorale del piccolo paese dell’Antignano, allora
entità ben definita e non ancora inglobato nella realtà rionale labronica, allo
scopo di riorganizzare i sistemi difensivi e d’avvistamento della zona
litoranea. Il Granduca affidò l’incarico di redigere il progetto al capitano
Raffaello Guerrazzi di Castelfranco, già di stanza presso la Fortezza Vecchia
con l’incarico di comandante, ed i lavori presero il via nel 1560 all’intorno
della preesistente chiesa di Santa Lucia. Secondo l’opinione comune, la Pieve
di Santa Lucia sarebbe stata eretta già nel XII secolo (o, come detto,
addirittura in precedenza) e restaurata, o riedificata, intorno al 1370, come
sembrerebbe dimostrare la lapide tuttora affissa sul muro della chiesa stessa. Proprio
quello sarebbe l’anno in cui Papa Urbano V, durante una sosta del suo viaggio
da Roma ad Avignone, consacrò la Pieve a Santa Lucia, martire siracusana. Il
granduca Cosimo I avrebbe fatto ampliare, o addirittura ricostruire, la pieve
in base alle esigenze del castello appena edificato e, nel 1575, sotto il
successore granduca Ferdinando I, la chiesa sarebbe stata riconsacrata ai Santi
Cosimo e Damiano per opera dell’arcivescovo di Pisa Pietro Giacomo Borbone (come
attesta una pergamena rinvenuta durante la ricostruzione dell’altare intorno al
1931).
Secondo altre fonti, invece, la
lapide in oggetto sarebbe stata distrutta e successivamente sostituita da
un’altra, in tutto simile alla precedente tuttavia priva di fondamento storico.
La prima chiesa eretta all’Antignano sarebbe stata ordinata dal granduca Cosimo
I de’ Medici con lo scopo di servire il castello (la cui costruzione è
terminata nel 1567). La consacrazione ai Santi Cosimo e Damiano dopo la
dipartita del granduca Cosimo I, invece, sarebbe confermata anche da questa
seconda ipotesi. L’attuale denominazione di Pieve di Santa Lucia, risalirebbe a
tempi molto più vicini a noi, al 1799 allorché il “titolo” fu trasferito dalla
chiesa di Santa Maria delle Grazie (il Santuario di Montenero) dove era stato
temporaneamente trasferito nel 1781
a causa della rovina dell’edificio di Santa Lucia di
Ardenza (G. Ciccone: Note storiche sulla
chiesa di Livorno. Un benvenuto al nuovo vescovo, in Il Pentagono, n. 12, anno X, dicembre 2007, p.10).
Indipendentemente dalle
controverse informazioni sulle proprie origini, attualmente la Pieve di Santa
Lucia si trova inglobata in quella che, in origine, era la cinta muraria del Castello
dell’Antignano in cui trovavano posto, oltre che gli appartamenti per i
granduchi, anche gli alloggi dei lavoranti, della guarnigione ed i locali
adibiti ad officine e laboratori.
Il castello, dunque, fu
terminato non prima del 1567, come esposto da Benvenuto Cellini allorché,
durante un’escursione a cavallo in compagnia del granduca, era giunto a circa 4 miglia a Sud di Livorno
nel luogo in cui si stava costruendo un piccola fortezza. La struttura del
forte prevedeva quattro bastioni, uno per angolo e due vie d’accesso, una lato
mare e l’altra a monte (tuttora esistente).
Percorrendo in senso antiorario
il perimetro quadrangolare delle mura del castello, a partire dal corridoio
d’accesso situato a metà dell’ala est, al vertice nord est s’incontrava il
bastione della Fonte (magari aveva già a che fare con la Fonte Vecchia, vedi “Corriere di Livorno” del 28 febbraio
2008) poi il bastione della Fornace a nord ovest (per la presenza di due
fornaci probabilmente necessarie alla produzione dei materiali utilizzati nella
costruzione del forte, attualmente di fronte all’omonima via), il bastione
della Campana a sud ovest per terminare con il bastione del Giardino a sud est
(verso Via Duca Cosimo, che prosegue in via dei Giardini, per la fastosa villa
anch’essa edificata per volere del granduca). In epoca successiva un rivellino
a forma triangolare, quello poi trasformato in terrazza dalla famiglia Cremoni,
fu costruito sul lato prospiciente il mare per ospitare l’artiglieria pesante.
Da un resoconto del 1749 del
colonnello Odoardo Warren, direttore generale delle fortificazioni di Toscana,
l’armamento del forte era così composto: tre pezzi del calibro di 4 libbre , 2 da una libbra,
sei spingarde, sedici moschetti a miccia e varie munizioni, mentre la
guarnigione era composta da 1 Castellano (uff.), 1 caporale, 1 cannoniere e
tredici soldati tra fissi e rinforzi (dal sito www.lalivornina.it).
Ancora
nel 1846 Piero Volpi, nella sua Guida del
Forestiere per la città e contorni di Livorno, utile ancora al livornese che
brama di essere istruito dei particolari della sua patria (Livorno 1846,
p.236), rammenta un presidio militare a testimonianza del mantenimento
dell’architettura originale del castello; è quindi in epoca successiva che va
registrata la cessione della struttura ad identità private che ne modificarono
la conformazione rendendola più confacente alle esigenze di dimora privata.
Come già citato, il fronte a mare fu trasformato in albergo dalla famiglia
Cremoni mentre il rivellino, pur mantenendo pressoché intatta la struttura
originale, divenne un’ampia terrazza ed i locali sulle ali del castello furono
adibiti ad abitazioni civili esistenti ancora adesso. Tra i più anziani, c’è
chi ricorda officine e box allestiti nelle rimesse dell’albergo Cremoni
all’epoca della Coppa Montenero, gara automobilistica degli anni 20-30,
fregiata anche del titolo di Gran Premio d’Italia. La ristrutturazione dei
locali dell’albergo ad unità per uso abitativo è stata la più recente e, almeno
per ora, definitiva modifica.
Ermanno Volterrani, 11-03-2008