Compie cento anni la tramvia elettrica che porta i pellegrini al Santuario della Madonna simbolo della città
L'antico fascino della funicolare
Oggi, automatizzata e ammodernata tecnologicamente, sfrutta totalmente l'energia del sole
Un
euro di biglietto, acquistato presso il tabaccaio di Piazza delle Carrozze,
viene solo in parte inghiottito dall’obliteratrice che, in cambio di un timbro,
sblocca automaticamente un tornello in acciaio inossidabile e, quindi l’accesso
all’area d’imbarco della funicolare, dove la vetturetta aspetta impaziente di
trasportare gli ospiti per i 656
metri del percorso, lungo un paio di lievi curve. Il
fresco dei pini, che qua e là ombreggiano la zona, accompagna la salita verso
il Santuario della Madonna delle Grazie, e viene saltuariamente rimpiazzato dai
giardini delle abitazioni e delle ville che fiancheggiano l’unico binario. A un
po’ meno di metà del tragitto, il binario si sdoppia consentendo l’agevole
scambio delle due carrozze, quella che scende e quella che sale. Giunti a
destinazione, dopo appena quattro minuti di viaggio, attraversata l’uscita, si
accede alla ben nota piazza oltre cui già si notano le logge del Santuario,
meta del pellegrinaggio dei devoti di tutto il mondo.
L’impressione
è quella di aver appena fatto parte del cast di un film ambientato agli inizi
del secolo scorso. Fin dal 1906, infatti, la Società Livornese Trazione
Elettrica iniziò ad escogitare un sistema di trasporto che consentisse di
soddisfare le esigenze del crescente numero di pellegrini di raggiungere
celermente il Santuario della Madonna delle Grazie, universalmente nota come
Madonna di Montenero, posto a 193
metri sul livello del mare. Il progetto vero è proprio
della tramvia funicolare, realizzato dalla Ceretti & Tanfani, si
concretizzò nel giugno del 1907 ed i lavori si completarono l’anno successivo
per culminare, il 19 agosto, con l’inaugurazione della Funicolare di Montenero,
integrata perfettamente con la linea tranviaria per i collegamenti con il
centro città. La cerimonia d’inaugurazione della tratta, in pompa magna,
avvenne alla presenza dell’allora Sindaco Malenchini, del Prefetto, del Prof.
Vigo, del poeta Giovanni Marradi e fu, però, disertata dal Vescovo Sabatino
Giani e dall’Abate dei Vallombrosiani don Arsenio Viscardi, evidentemente maldisposti
al progresso.
All’epoca
si trattava del primo impianto ad azionamento elettrico in Italia ed entrò di
diritto a far parte delle attrazioni locali richiamando sul posto numerosi
turisti, devoti e non. Le due vetture conformate “a scalone”, dalla carrozzeria
in legno, assemblata su una robusta struttura a tralicci in acciaio, erano suddivise
in tre scompartimenti con otto sedili ciascuno per un totale di 24 passeggeri
seduti, a cui si aggiungevano una decina di persone che trovavano posto, in
piedi, sulle piattaforme di servizio aperte: si raggiungeva così una capienza
massima di 34 viaggiatori per vettura per ogni senso di marcia. Un potente
motore elettrico Thomson-Houston consentiva alla coppia di vagoni di superare
un dislivello di 110 metri
e pendenze massime fino al 18,4% (la pendenza media supera di poco il 17%). Il
binario unico, ad andamento curvilineo, si sdoppiava per una ventina di metri
(…e, come detto, si sdoppia tuttora) a metà del percorso onde consentire alle
carrozze di scambiarsi agevolmente. Il trillo di campanelli elettrici costituiva
l’unico e solo mezzo di comunicazioni tra la stazione a valle e quella a monte
mentre, durante il viaggio, le vetture erano assolutamente prive di qualsiasi
tipo di comunicazione. Nel percorso originale esisteva una stazione intermedia
che, con gli anni, era andata in disuso per essere definitivamente ripristinata
in tempi più recenti.
Sul
finire degli anni trenta, il collegamento tranviario tra il centro cittadino e
la stazione inferiore della funicolare, in Piazza delle Carrozze, fu sostituito
da un servizio di filobus che hanno fornito il loro onorevole servizio fino al
1973, anno in cui sono stati definitivamente smessi. Per i più grandicelli sarà
facile ricordare come, fino a dieci anni prima, allorché fu inaugurata la
strada panoramica, la Funicolare costituiva l’unico mezzo per raggiungere il
Santuario della Madonna delle Grazie. Nel frattempo, nel 1972, il Comune di
Livorno si accollò la gestione dell’impianto che, in tempi successivi, fu
affidata all’A.C.I.T. (Azienda Consorziale Interprovinciale Trasporti) ed
infine all’A.T.L. (Azienda Trasporti Livornese). Poco prima degli anni ottanta,
si pensò bene di sostituire le vetuste carrozze in legno con altre più moderne
e funzionali in ferro, in grado di ospitare 50 passeggeri, costruite dalla
ditta Agudio. Per il primo ammodernamento dell’impianto vero e proprio,
comunque, bisogna attendere un’altra decina d’anni allorché la gestione fu
totalmente automatizzata; scomparvero i controllori di bordo ed il complesso fu
reso governabile da un unico punto di controllo, situato nella stazione a monte,
equipaggiato con dodici monitors in grado di ricevere informazioni da
altrettante telecamere fisse disseminate lungo il tragitto e nella stazione a
valle. Il tornello della stazione a valle divenne in grado di contare i
passeggeri e bloccarsi autonomamente una volta raggiunta la capienza massima
del vagone; in caso di un passeggero in carrozzella, il numero massimo di
accessi veniva decrementato di 5 unità. Anche il tornello tra la sala d’attesa
e la piattaforma d’accesso alla vettura fu reso completamente automatico e
totalmente sotto controllo visivo dell’operatore a monte attraverso una
telecamera. La fermata intermedia è tuttora a richiesta tuttavia può essere
effettuata, sia in discesa che in salita, esclusivamente dalla vettura numero
due.
Ma
è poco prima dell’inizio del secondo millennio che si registra la più importante
e, finora, definitiva miglioria operata per iniziativa dell’attuale gestore
(l’Azienda Trasporti Livornese): l’installazione di celle fotovoltaiche in
grado di sfruttare l’energia solare. I 348 pannelli, attualmente posizionati sul
tetto della struttura del parcheggio, a poche centinaia di metri dalla stazione
superiore, garantiscono il perfetto e regolare funzionamento della funicolare
e, al tempo stesso, consentono l’immissione di una certa quota di energia in
eccesso nella rete ENEL, nel rispetto delle più rigorose norme di disciplina e
rispetto ambientale. Pur lasciando inalterato l’antico fascino dello
stravagante e piacevole mezzo di trasporto, l’impianto è in grado di sviluppare
energia elettrica tra i 40 ed i 50 megawatt annui e, quello che più conta, garantisce
“emissioni zero”. La batteria di accumulatori è in grado di sopportare
autonomamente, quindi senza altro apporto di energia dalla rete, fino a 17
viaggi anche a pieno carico e solamente in salita. In realtà, in caso di
assenza di fornitura da parte della rete ENEL, gli accumulatori sono tarati in
modo da ridurre le prestazioni in relazione alle loro condizioni di carica;
inoltre la gestione completamente automatica del flusso di potenza da e per la
rete, consente di recuperare, e quindi immagazzinare nella batteria, parte
dell’energia rigenerata dalla vettura che si muove da monte verso valle. Si
tratta di un sistema davvero all’avanguardia e, oltretutto, tra i pochissimi,
in Italia, a funzionamento e gestione totalmente automatizzata.
Come
dire? Fascino e tecnologia a braccetto lungo la Funicolare di Montenero.
Ermanno Volterrani, 04.04.2008
CARATTERISTICHE GENERALI
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Lunghezza percorso:
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Dislivello:
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Pendenza media:
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17,23%
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Pendenza massima:
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18,60%
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Quota stazione a valle:
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Quota stazione a
monte:
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Stazione motrice:
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a monte
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Treni di linea:
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2
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Capacità di ogni
treno:
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50+1
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Tempo minimo di
corsa:
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190 secondi
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Tempo minimo di un
ciclo:
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310 secondi
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Potenzialità
massima:
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580 persone/ora per ramo
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Velocità massima:
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4 metri/secondo
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Velocità con
recupero:
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2 metri/secondo
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Potenza motore
elettrico principale:
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48 KW
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Potenza motore
diesel argano di recupero:
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45 KW
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Diametro fune
traente:
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