domenica 28 ottobre 2012

La Fonte Vecchia di Antignano

Gli antignanesi utilizzavano il ponte come rifugio contro le bombe
La Fonte Vecchia dissetava gli antignanesi durante la guerra
I ragazzini sbirciavano sotto le gonne delle massaie chine a lavare i panni

Molti livornesi magari non ne conoscono neanche l’esistenza tuttavia la Fonte Vecchia ha rappresentato un punto fermo per Antignano e gli antignanesi, soprattutto i residenti nella zona “vecchia” del paese, che si sviluppa attorno alla Piazza Bartolommei ed al vecchio Castello, già Albergo Cremoni.
Imboccando la Via del Ciliegio e procedendo verso nord, ci si lascia a destra la Via del Poggetto per impegnare un declivio piuttosto ripido al termine del quale s’intravede la vegetazione tipica dei numerosi botri e rii che solcano la nostra terra. Il Botro delle Carrozze, anticamente Botro della Fonte Vecchia, per l'appunto, è un rigagnolo d’acqua corrente che sbuca dal ponte che già nel lontano 1799 fu realizzato per consentire la percorrenza della Via del Littorale senza essere costretti ad un fastidioso guado del piccolo corso d’acqua. Al termine della discesa, rivolgendosi verso destra, si distingue nettamente la struttura degli antichi lavatoi pubblici della Fonte Vecchia, gestiti dall’Amministrazione Comunale fin dai tempi antichi.
Percorsi pochi passi, un cartello bianco e rosso su una minuscola transenna, larga un metro a malapena, reca l’intestazione dell’Ufficio Traffico del Comune di Livorno ed avvisa semplicemente di una situazione di pericolo, senza tuttavia negare o sconsigliare l’accesso alla pericolante struttura. Bassi cespugli d’erbacce riducono il passaggio ad un viottolo che costeggia il minuscolo corso d’acqua il cui pacato gorgogliare contrasta con l’evidente situazione di degrado che regna all’intorno. Sulla destra del viottolo, a ridosso dell’alto muro in cemento, pochi laterizi, tegole di tipo romano, testimoniano l’intenzione, ahimé remota, viste le condizioni di totale abbandono del materiale, di un possibile restauro. La tettoia versa in pessime condizioni cosicché le travi di sostegno, in legno massiccio, paiono sopportare a malapena il peso delle strutture sovrastanti, nonostante poggino su colonne portanti di recente, anche se non recentissima, ristrutturazione: il rischio di prendere una tegola tra capo e collo è palese e testimoniato dal fatto che non c’è traccia della prima sezione della tettoia, evidentemente crollata da tempo ed opportunamente rimossa (magari le tegole accantonate sono residui dello spiovente crollato!). La vista del botro, attraverso le uniche due aperture, è completamente ostacolata dalla vegetazione di canne e da pannelli di compensato mezzi marci dalla provenienza ignota. Sul fondo e sui bordi delle due ampie vasche dei lavatoi, colme d’acqua limpida, il muschio verde la fa da padrone ed altra vegetazione si è insediata su parte dei bordi. La netta sensazione di malinconia che assale nel percorrere il breve tragitto sotto la pensilina, prestando attenzione ad evitare fangose quanto scivolose pozzanghere, è solo parzialmente alleviata dallo scroscio dell’unico tubo che spunta di fianco, da cui un copioso getto continuo di acqua chiara e freschissima induce a bere a pieni sorsi. Dal muro dirimpetto, interamente occupato da larghe chiazze d’umidità, un fiotto d’acqua filtra attraverso una crepa. Ritornando sui propri passi, si ode un nuovo gorgogliare: lo scarico delle pile, nascosto da un cespuglio d’erbacce.
E pensare che fino a meno di quarant’anni fa, le attività alla Fonte Vecchia erano ancora, se non proprio frenetiche, per lo meno vitali. Le massaie si recavano per lavare i panni nell’acqua costantemente rinnovata nella coppia di grandi vasche, magari in compagnia di figli o nipotini, e c’è da giurarci che l’occasione rappresentasse un importante momento di aggregazione per la piccola comunità paesana. Sembra tuttora di udire l’eco di qualche canzone storpiata a squarcia gola da qualche ilare comare intenta a battere un lenzuolo sullo scivolo del lavatoio.
Scorrendo ancora un po’ indietro nel tempo, ragazzini ormai più che sessantenni, ricordano d’essersi rimpiattati tra la vegetazione spontanea del Botro della Fonte Vecchia per sbirciare, indisturbati, verso l’argine o verso le pile dove le massaie, lavandaie per l’occasione, si chinavano in avanti esponendo i propri generosi fondo-schiena allo sguardo avido d’adolescenti dagli ormoni irrequieti.
Furio, il figlio di Lina, l’ultima custode del sito, che aveva ereditato il ruolo dalla madre, racconta di quando, scendendo con la nonna, trovava famigliole di zingari che lavavano nidiate di figlioli nelle pile della Fonte Vecchia. Perfino in inverno, le mamme tuffavano quei ragazzini completamente nudi nelle pile colme d’acqua gelida in barba ad ogni precauzione contro raffreddore, tosse ed altri malanni di stagione.
I più anziani ritornano ai tempi della seconda guerra mondiale allorché l’arcata dell’ampio ponte sul botro, quello della Via del Littorale, era utilizzata quale ricovero, o più propriamente come rifugio, durante i numerosi bombardamenti che hanno falcidiato la nostra città ed i suoi dintorni. Si rammenta una coppia d’anziani, soli e senza figli, che si univano alla comunità nell’occasionale rifugio, recando con se una minuscola borsa, forse un piccolo tascapane, nel quale doveva aver prudentemente riposto tutti i propri averi, ben pochi viste le modeste dimensioni del contenitore, intenzionata a salvarli nell’eventualità in cui la gragnola di bombe avesse colpito la propria abitazione.
E che dire del ruolo importantissimo, per non dire fondamentale, che la Fonte Vecchia ha avuto nell’approvvigionamento idrico del paese, spesso a secco durante le fasi più ostiche del conflitto? Laddove gli abitanti di Antignano Nuovo si recavano alla fontina sul mare (quella che attualmente si trova in fondo a Via della Salute, ormai non più nella posizione originaria), quelli di Antignano Vecchio, armati di brocche di rame, secchi, catinelle e qualunque recipiente potesse contenere acqua, facevano la fila al cospetto di quell’unico disponibile tubo erogatore del primario elemento.
            Lina manteneva la zona pulita e perfettamente agibile, è andata in pensione, mai rimpiazzata, un bel po’ d’anni fa e, recentemente, ci ha lasciato; magari da dove si trova adesso, avrebbe un motivo per sorridere, se a qualcuno dell’Amministrazione Comunale venisse in mente di ripristinare e rivalutare la Fonte Vecchia prima che sia definitivamente inghiottita dalla vegetazione che rapidamente si diffonde sugli argini dell’omonimo botro.
A quando la cerimonia d’inaugurazione?

Ermanno Volterrani, 24.02.2008