Gli antignanesi utilizzavano il ponte come rifugio contro le bombe
La Fonte Vecchia dissetava gli
antignanesi durante la guerra
I ragazzini sbirciavano sotto le gonne delle massaie chine a lavare i
panni
Molti
livornesi magari non ne conoscono neanche l’esistenza tuttavia la Fonte Vecchia
ha rappresentato un punto fermo per Antignano e gli antignanesi, soprattutto i
residenti nella zona “vecchia” del paese, che si sviluppa attorno alla Piazza
Bartolommei ed al vecchio Castello, già Albergo Cremoni.
Imboccando la
Via del Ciliegio e procedendo verso nord, ci si lascia a destra la Via del Poggetto
per impegnare un declivio piuttosto ripido al termine del quale s’intravede la
vegetazione tipica dei numerosi botri e rii che solcano la nostra terra. Il
Botro delle Carrozze, anticamente Botro della Fonte Vecchia, per l'appunto, è un
rigagnolo d’acqua corrente che sbuca dal ponte che già nel lontano 1799 fu
realizzato per consentire la percorrenza della Via del Littorale senza essere
costretti ad un fastidioso guado del piccolo corso d’acqua. Al termine della
discesa, rivolgendosi verso destra, si distingue nettamente la struttura degli
antichi lavatoi pubblici della Fonte Vecchia, gestiti dall’Amministrazione Comunale
fin dai tempi antichi.
Percorsi pochi passi, un cartello bianco e rosso su una
minuscola transenna, larga un metro a malapena, reca l’intestazione
dell’Ufficio Traffico del Comune di Livorno ed avvisa semplicemente di una
situazione di pericolo, senza tuttavia negare o sconsigliare l’accesso alla pericolante
struttura. Bassi cespugli d’erbacce riducono il passaggio ad un viottolo che
costeggia il minuscolo corso d’acqua il cui pacato gorgogliare contrasta con
l’evidente situazione di degrado che regna all’intorno. Sulla destra del
viottolo, a ridosso dell’alto muro in cemento, pochi laterizi, tegole di tipo
romano, testimoniano l’intenzione, ahimé remota, viste le condizioni di totale
abbandono del materiale, di un possibile restauro. La tettoia versa in pessime
condizioni cosicché le travi di sostegno, in legno massiccio, paiono sopportare
a malapena il peso delle strutture sovrastanti, nonostante poggino su colonne
portanti di recente, anche se non recentissima, ristrutturazione: il rischio di
prendere una tegola tra capo e collo è palese e testimoniato dal fatto che non
c’è traccia della prima sezione della tettoia, evidentemente crollata da tempo
ed opportunamente rimossa (magari le tegole accantonate sono residui dello
spiovente crollato!). La vista del botro, attraverso le uniche due aperture, è
completamente ostacolata dalla vegetazione di canne e da pannelli di compensato
mezzi marci dalla provenienza ignota. Sul fondo e sui bordi delle due ampie
vasche dei lavatoi, colme d’acqua limpida, il muschio verde la fa da padrone ed
altra vegetazione si è insediata su parte dei bordi. La netta sensazione di
malinconia che assale nel percorrere il breve tragitto sotto la pensilina, prestando
attenzione ad evitare fangose quanto scivolose pozzanghere, è solo parzialmente
alleviata dallo scroscio dell’unico tubo che spunta di fianco, da cui un copioso
getto continuo di acqua chiara e freschissima induce a bere a pieni sorsi. Dal
muro dirimpetto, interamente occupato da larghe chiazze d’umidità, un fiotto
d’acqua filtra attraverso una crepa. Ritornando sui propri passi, si ode un
nuovo gorgogliare: lo scarico delle pile, nascosto da un cespuglio d’erbacce.
E pensare che
fino a meno di quarant’anni fa, le attività alla Fonte Vecchia erano ancora, se
non proprio frenetiche, per lo meno vitali. Le massaie si recavano per lavare i
panni nell’acqua costantemente rinnovata nella coppia di grandi vasche, magari
in compagnia di figli o nipotini, e c’è da giurarci che l’occasione rappresentasse
un importante momento di aggregazione per la piccola comunità paesana. Sembra
tuttora di udire l’eco di qualche canzone storpiata a squarcia gola da qualche
ilare comare intenta a battere un lenzuolo sullo scivolo del lavatoio.
Scorrendo
ancora un po’ indietro nel tempo, ragazzini ormai più che sessantenni,
ricordano d’essersi rimpiattati tra la vegetazione spontanea del Botro della
Fonte Vecchia per sbirciare, indisturbati, verso l’argine o verso le pile dove
le massaie, lavandaie per l’occasione, si chinavano in avanti esponendo i
propri generosi fondo-schiena allo sguardo avido d’adolescenti dagli ormoni irrequieti.
Furio, il
figlio di Lina, l’ultima custode del sito, che aveva ereditato il ruolo dalla
madre, racconta di quando, scendendo con la nonna, trovava famigliole di
zingari che lavavano nidiate di figlioli nelle pile della Fonte Vecchia. Perfino
in inverno, le mamme tuffavano quei ragazzini completamente nudi nelle pile
colme d’acqua gelida in barba ad ogni precauzione contro raffreddore, tosse ed
altri malanni di stagione.
I più anziani
ritornano ai tempi della seconda guerra mondiale allorché l’arcata dell’ampio
ponte sul botro, quello della Via del Littorale, era utilizzata quale ricovero,
o più propriamente come rifugio, durante i numerosi bombardamenti che hanno
falcidiato la nostra città ed i suoi dintorni. Si rammenta una coppia d’anziani,
soli e senza figli, che si univano alla comunità nell’occasionale rifugio,
recando con se una minuscola borsa, forse un piccolo tascapane, nel quale doveva
aver prudentemente riposto tutti i propri averi, ben pochi viste le modeste
dimensioni del contenitore, intenzionata a salvarli nell’eventualità in cui la
gragnola di bombe avesse colpito la propria abitazione.
E che dire del
ruolo importantissimo, per non dire fondamentale, che la Fonte Vecchia ha avuto
nell’approvvigionamento idrico del paese, spesso a secco durante le fasi più ostiche
del conflitto? Laddove gli abitanti di Antignano Nuovo si recavano alla fontina
sul mare (quella che attualmente si trova in fondo a Via della Salute, ormai non
più nella posizione originaria), quelli di Antignano Vecchio, armati di brocche
di rame, secchi, catinelle e qualunque recipiente potesse contenere acqua,
facevano la fila al cospetto di quell’unico disponibile tubo erogatore del
primario elemento.
Lina
manteneva la zona pulita e perfettamente agibile, è andata in pensione, mai
rimpiazzata, un bel po’ d’anni fa e, recentemente, ci ha lasciato; magari da
dove si trova adesso, avrebbe un motivo per sorridere, se a qualcuno
dell’Amministrazione Comunale venisse in mente di ripristinare e rivalutare la
Fonte Vecchia prima che sia definitivamente inghiottita dalla vegetazione che rapidamente
si diffonde sugli argini dell’omonimo botro.
A quando la
cerimonia d’inaugurazione?
Ermanno Volterrani, 24.02.2008
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